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Linee di intersezione

Recensione di Cecilia Maria Esposito del testo "Isteria Ossessione Figurazione", a cura di Federico Leoni e Riccardo Panattoni

Si respira, non solo in questo testo ma in tutta la collana Ortothes Le parole della psicoanalisi, profumo di intersezione: lo dicono gli autori, principalmente filosofi e psicanalisti, e lo dicono i testi di cui i libri sono composti, che spaziano dalla clinica alla teoria. Si respirano soprattutto Lacan e Deleuze, Derrida, Hegel. Isteria Ossessione Figurazione (Leoni e Panattoni, 2023), anche se ha la stressa struttura degli altri libri della collana, ha una particolarità fin dal titolo: non si parla solo di costrutti – sogno amore godimento transfert – ma anche di diagnosi. Diagnosi antiche, in qualche modo, diagnosi psicoanalitiche, che però psichiatri e psicologi continuano a usare. Questo testo è figlio di un rinnovato interesse che investe questi concetti negli ultimi anni, e che testimonia come nei corsi e ricorsi della storia – e la storia della psichiatria non ne è esclusa – definizione superate finiscano per tornare e riacquisire validità.

Si procede qui per sussurri, intersezioni, scivolamenti. Implicita nel testo è la concezione lacaniana che pone isteria e ossessione in opposizione strutturale, riflesso della funzione femminile e della funzione maschile rispettivamente (e attenzione: funzione, non genere). L’isteria rappresenta quindi la stessa struttura del desiderio, sempre protesa verso qualcos’altro, sempre sbilanciata verso un’attesa che è solo il preludio dell’attesa successiva. Mentre l’ossessione vorrebbe essere un terreno di radicamento, di solidità, di sosta: incarna le caratteristiche di ripetitività, di timore del nuovo e del diverso, di arresto. La filosofia e la teoria della psicoanalisi si intersecano in queste rappresentazioni tra le righe e fanno leva in particolare sul concetto di figurazione – terzo elemento di questo titolo ma non ultimo. La riflessione sul rapporto con la figurazione, la rappresentazione, la visibilità si può ricollegare al concetto di figuralità di Charbonneau e alle proposte fenomenologiche di rileggere il fenomeno dell’isteria in particolare attraverso il filtro delle immagini (Charbonneau, 2007).

Entriamo quindi nel merito dei testi, o almeno di alcuni di loro. Suggestivo il parallelismo di Cristiana Cimino tra il gioco di veli dell’isteria – che si vela e si svela, Hadot forse ha scritto senza rendersene conto di una Natura isterica (Hadot, 2006) – e il fenomeno culturale dell’hijab. Interessante la rilettura di Pierpaolo Cesaroni di una delle celebri e provocatorie massime di Lacan, che definisce Hegel “il più sublime degli isterici” (Lacan, 2001, p.35) e ripercorre la Fenomenologia dello spirito attraverso la lente dei quattro discorsi lacaniani, giungendo all’affermazione del discorso dell’analista come unico possibile.

Il contributo di Riccardo Panattoni – che insieme a Federico Leoni ha la curatela dell’intero testo – riprende i concetti bioniani di funzione alfa e funzione beta e si concentra sulla caratteristica fissità delle immagini mentali (rispetto a questo tema, si consiglia anche Il potere delle immagini di Antonello Correale) e sulle analogie che ne deriviamo con la fotografia. A cavallo con il terreno dell’ossessività, innovativa è la prospettiva di Matteo Bonazzi, la cui proposta terapeutica è quella di promuovere un’isterizzazione del soggetto ossessivo, che scardini la sua domanda dalla ripetitività e la reimmetta nella giostra del movimento desiderante, che concepisca la dipendenza dall’Altro e non solo la sua negazione – e questo è probabilmente il peggior incubo che a un soggetto ossessivo si possa prospettare.

Nella terza parte del volume, Carmelo Colangelo sviluppa il concetto di raffigurabilità e figurazione attraverso la lente dell’esperienza onirica, concludendo che non si tratti di prodotti ma di processi con un’energia intrinseca – forse in grado di superare la stessa individualità. Elena De Silvestri riprende la celebre massima di Didi-Huberman per cui “l’immagine brucia” (Didi-Huberman, 2009, p.264) e ne sviluppa un’acuta riflessione sul rapporto tra l’immagine e la morte. Infine, Federico Leoni sviluppa una riflessione originale sul rapporto tra tracciamento e traccia (e quindi tra attività e passività): “Ogni esperienza è un disegnarsi, ma un disegnarsi che si disegna da solo” (Leoni, 2023, p.160).

I contributi sono vari e diversificati e propongono, ognuno con il suo sguardo e la sua particolare prospettiva, suggestioni interessanti rispetto a un rapporto, quello tra la filosofia e la psicoanalisi, che non smette di affascinare. Non a caso molti degli autori dei testi afferiscono al Centro Tiresia dell’Università di Verona, che si propone proprio lo scopo di elaborare la riflessione su questo terreno di confine. E di proporre un linguaggio comune, che arricchisca le intersezioni reciproche.

Bibliografia

G. Charbonneau. La situazione esistenziale delle persone isteriche: intensità, centralità e rappresentazioni figurative. Giovanni Fioriti, Roma 2007.

A. Correale. La Potenza delle immagini. L’eccesso di sensorialità nella psicosi, nel trauma e nel borderline. Mimesis, Milano 2021.

G. Didi-Huberman. L’immagine brucia. In: A. Pinotti, A. Somaini (a cura di). Teorie dell’immagine. Il dibattito contemporaneo. Cortina, Milano 2009.

P. Hadot. Il velo d’Iside. Storia dell’idea di natura. Einaudi, Torino 2006.

J. Lacan. Il Seminario. Libro XVII. Il rovescio della psicoanalisi (1969-1970). Einaudi, Torino 2001.

F. Leoni, R. Panattoni (a cura di). Isteria ossessione figurazione. Orthotes, Napoli-Salerno 2023.

Cecilia Maria Esposito

Cecilia Maria Esposito è laureata in Medicina e chirurgia e in Filosofia presso Università degli Studi di Milano. Attualmente frequenta la specializzazione in Psichiatria ed è allieva della Scuola di psicoterapia fenomenologico-dinamica di Firenze.

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