Introduzione alla nuova rubrica di interviste di Connessioni
Una gestazione involontaria e sorprendente durata circa due anni: questa è Connessioni, la nuova rubrica video di psicologiafenomenologica.it. Lʼidea è quella di dar vita ad una nuova serie di interviste che si aggiungano agli articoli già pubblicati sul nostro blog: il movente principale sarà la possibilità di incontrare clinici di diverso orientamento favorendo, in questa maniera, lʼintegrazione dei saperi e delle prassi in psicoterapia.
Ma che senso ha avuto per noi questa decisione? Che senso vogliamo che abbia questa nuova rubrica? In questo caso il senso nasce, così come dʼaltronde in psicoterapia, dalla narrazione congiunta di due o più soggetti ed è per questo che non ci siamo messi “a tavolino” a decidere della nascita di Connessioni. Più corretto sarebbe dire che si tratta del risultato emergente delle diverse visioni del mondo e dei diversi Corpi di questo blog.
Ci siamo ritrovati più o meno consapevolmente, per dirla con uno dei maestri della psicoterapia, a cavalcare lo Spirito del Tempo, lo Zeitgeist, uno spirito unificante che soffia sui campi della psicopatologia e della psicoterapia (Liotti G., Le opere della coscienza): uno spirito che tenda alla fondazione di una psicoterapia nuda, senza aggettivi.
È lo spirito dellʼintegrazione, della connessione appunto (dal latino congiungere, annodare): cercheremo di congiungere i saperi e annodare le prassi scientificamente fondate in psicoterapia, nella consapevolezza di essere testimoni di una scienza imperfetta e in continua evoluzione, nella consapevolezza di tendere a parziali (ma si spera utili per i nostri pazienti) verità. Ed è una verità che ci appartiene come telos: qualcosa che mai potremo (e nemmeno vorremmo) raggiungere, proprio per evitare i falsi raggiungimenti e le malefedi (sappiamo bene quanto male possano fare i fondamentalismi, anche in psicoterapia) che ne conseguono.
La ricerca non ha fine, recita il titolo dellʼautobiografia intellettuale di Popper, così come il lavoro delle nostre coscienze di essere umani prima, e psicocosi poi.
Gianluca D’amico